Il fantasma nell’ossessivo: tra desiderio e impossibilità

07.03.2025

Nel lavoro clinico con i soggetti ossessivi emerge spesso una dinamica paradossale: il desiderio sembra sempre sfuggire nel momento in cui potrebbe realizzarsi. L'ossessivo costruisce attorno al proprio desiderio una struttura complessa fatta di rituali, dubbi, rinvii infiniti e una tendenza alla rimuginazione. Ma cosa si nasconde dietro questa apparente impossibilità a desiderare fino in fondo?

Una chiave di lettura importante viene offerta dal concetto di fantasma, centrale nella teoria psicoanalitica. Lacan afferma che "Il desiderio è il desiderio dell'Altro" (Seminario XI), sottolineando come il soggetto non desideri semplicemente un oggetto, ma una posizione nel desiderio dell'Altro. Nell'ossessivo, questa dinamica assume una forma peculiare: il desiderio è sempre sospeso, mantenuto a distanza attraverso la mediazione del fantasma.

Il fantasma: una scena che organizza il desiderio

Nella psicoanalisi, il fantasma non è un semplice prodotto dell'immaginazione, ma una struttura che orienta il rapporto del soggetto con il desiderio e con l'Altro. È una sorta di copione inconscio che mette in scena il modo in cui il soggetto si relaziona all'oggetto del suo desiderio.

Nel caso dell'ossessivo, però, questa scena rimane spesso confinata nella dimensione del pensiero, senza mai tradursi in un'azione concreta. L'ossessivo elabora il proprio fantasma con minuzia, lo analizza, lo costruisce e lo rielabora all'infinito, ma tende a evitare qualsiasi sua realizzazione. Questo perché, nel momento in cui il desiderio potrebbe concretizzarsi, si scontra con una profonda angoscia: l'oggetto desiderato, una volta ottenuto, perde la sua attrattiva, rivelandosi deludente o addirittura minaccioso.

Lacan, nel Seminario VI, descrive questa dinamica osservando che "L'ossessivo mantiene il suo desiderio in una dialettica di impossibilità", ovvero costruisce strategie difensive per impedire che il desiderio diventi realtà, mantenendo così l'illusione di un desiderio eterno e mai frustrato.

Il desiderio che si dissolve

A differenza dell'isterico, che spesso si posiziona come oggetto del desiderio dell'Altro, l'ossessivo cerca di tenere il desiderio a distanza. Questo atteggiamento si traduce in una sorta di blocco: il desiderio esiste, ma solo come un'ipotesi, una possibilità mai realizzata.

Quando il desiderio si avvicina all'oggetto, l'ossessivo trova un modo per rimandare, complicare, deviare, fino a farlo svanire. Questa dinamica si riflette in molti aspetti della vita quotidiana: nelle relazioni affettive, nel lavoro, nelle scelte esistenziali. L'ossessivo può essere colui che rimanda sempre una decisione, che cerca la certezza assoluta prima di agire, o che si rifugia in rituali rassicuranti per evitare di confrontarsi con l'imprevedibilità del desiderio.

Lacan sottolinea che "Il desiderio non si soddisfa, si struttura" (Seminario V), e nell'ossessivo questa struttura diventa un meccanismo che protegge dal rischio della perdita e dall'incontro con il reale del desiderio.

Il ruolo dell'analisi

Un percorso analitico può aiutare l'ossessivo a prendere consapevolezza della propria struttura fantasmatica, a riconoscere come il desiderio venga continuamente aggirato e a esplorare il senso di questa fuga. Non si tratta di eliminare il fantasma, ma di metterlo in discussione, di permettere al soggetto di guardarlo da una prospettiva diversa e, forse, di liberarsi dalla sua ripetizione ossessiva.

Affrontare il proprio desiderio significa anche accettare la possibilità del rischio e della perdita, uscendo dall'illusione che tutto possa essere perfettamente controllato. L'analisi può aiutare l'ossessivo a tollerare l'incertezza e a scoprire un nuovo modo di rapportarsi al desiderio, senza sentirsi schiacciato dalla necessità di evitarlo.


Melancholy, 1894 di Edvard Munch
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